E’ l’estate del 1825 quando arriva al Porto di Fermo il principe Girolamo Bonaparte, ex re di Westfalia, reduce dalla disfatta di Waterloo. E’ l’ultima tappa di un esilio che lo vede a Roma, a Trieste e a Fermo con la famiglia: la moglie Caterina di Wüttemberg, i figli Matilde e Girolamo. Trovando il Porto “paese di incanto” pensa di costruirsi qui una casa tutta sua e per questo acquista il terreno necessario dove esistono strutture che fa demolire.
Ad approntare il progetto è chiamato Ireneo Aleandri di San Severino Marche, già progettista dello Sferisterio di Macerata. La costruzione affidata al capomastro Basili è in un “sobrio ma eletto neoclassicismo (“adriatico” è stato definito) appena contaminato dalle vistose panoplie stile impero”.
Per poco tempo abitato dai Bonaparte, anche nel nome la villa tradisce la propria storia avventurosa. Nata come “Caterina”, poi “Bonaparte”, quindi “Pelagallo” è oggi proprietà di un pool di industriali. Essendo Girolamo inviso ai Borboni, Papa Gregorio XVI provvede ad allontanare la famiglia del Principe che torna a Parigi, non dimenticando mai il felice soggiorno al Porto che, per dieci anni, è stato al centro della politica europea.
Oggi la villa, gestita da privati, viene aperta per feste, banchetti e serate tematiche.