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Quattro passi nella storia


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piazzaSanGiorgio-audio“A piazza San Giorgio – ebbe a dire un illustre critico – si realizza un vero miracolo”: su poco spazio convergono mille anni di storia: Rocca Tiepolo (XIII secolo); da ovest ad est, a scorrere in senso orario, ecco il Cimitero del Settecento, la Chiesa di San Giorgio (XIX secolo); la Fontana della Democrazia (fine Ottocento) e il teatro Vittorio Emanuele II (XIX secolo) e, al di là della statale, la Palazzina Liberty (Novecento).

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fontana-audioIn piazza San Giorgio si eleva una fontana statuaria opera dello scultore fermano Alfonso Bernardini. E’ detta della democrazia anche se mai ufficialmente così denominata (pare che il nome le venisse dal grido ripetuto dal popolo durante la cerimonia: “viva la democrazia”). Fu eretta nel 1897 durante l’inaugurazione dell’acquedotto che portava acqua al paese, del che si parlava dal 1580. Si compone di una vasca in travertino ove gettano zampilli quattro sirene e quattro delfini interposti.

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chiesasangiorgio-audioIn sostituzione della vecchia chiesa parrocchiale (di cui non risultano notizie storiche precise) resa inagibile dall’umidità proveniente dal Fosso Rivo, il cardinale Cesare Brancadoro acconsente a costruirne una nuova (1804). Lungo e tormentato l’iter procedurale fino al 1829: il progetto registra diverse ipotesi stilistiche fino a quello di Aldebrando Giunchni, fermano, che prevede una chiesa a tre navate,

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ossario-audioAi piedi della Rocca, divisa da un boschetto sempreverde, al lato della scalea si presenta, improvviso, il cimitero del ‘700 che porta le insegne del cardinale Cesare Brancadoro arcivescovo di Fermo dal 1803 al 1837. In cotto bicromo, lumeggiato di bianco d’Istria, sorprende l’incantevole ingresso che, pur segnato coi simboli della morte (tibie incrociate e crani) non distoglie dall’idea del giardino delle Esperidi.

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rocca-audioAd ovest del vecchio incasato si stagliava in origine, senza soluzione di continuità, una muraglia oggi comunemente definita fortezza, al centro della quale svetta la Rocca ancora oggi maestosa. Sulle mura non si registra unanimità di consensi: secondo una tradizione la costruzione risalirebbe al Governo di Giovanni Visconti d’Oleggio rettore della Marca, e in seguito, Vicario Generale di Fermo; secondo altri, il d’Oleggio

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rosario-audioLa chiesa, dedicata a Maria, ha una delicata facciata settecentesca, restaurata prima dell’ultima guerra, compreso il campanile. Come recita una piccola lapide murata sulla parete esterna, la Chiesa fu costruita nel 1728: “TEMPLUM SOCIET. SS.MMI ROSARII ERECTU A.D., DCCXXVIII”.

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ciferri-audioAll’angolo di viale don Minzoni con la Statale Adriatica, resiste alla violenza delle intemperie e all’oltraggio del traffico pesante il più bell’esempio di stile liberty di Porto San Giorgio che pure, qua e là nel paese, ne conta diversi e significativi. E’ pezzo unico per purezza di stile e rappresentatività del fenomeno artistico; lo è anche per visibilità essendo ogni altro esempio degno di nota consistente in fregi floreali

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animesante-audioLa chiesa fu eretta nel 1695 da Giovanni Trevisani, appartenente all’omonima nobile famiglia sangiorgese. Originariamente si chiamava Santa Maria del Suffragio (o anche Chiesa della Santissima Vergine del Suffragio delle anime purganti). L’originario atto notarile prevedeva, di proprietà della chiesa anche una casa e diversi terreni, incamerati dallo Stato in seguito all’Unità di Italia.

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castelsangiorgio-audioFino alla seconda metà dell’800 era il corso principale. Prova ne è che i portoni di ingresso a tutti gli edifici davano sul lato ovest della città. Tutte le case sono state costruite dalla borghesia fermana arricchita. Oggi definiremmo tali edifici “seconde case per vacanze”.

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Chiesa ormai sconsacrata, famosa per aver ospitato in passato il Polittico di Porto San Giorgio del Crivelli, prima di essere smembrato in diverse parti, ora conservate in vari musei stranieri.  Restaurata dopo anni di chiusura, dal 2018 è stata scelta come sede fissa per ospitare, durante tutto l’anno, l’allestimento del monumentale presepe di Renata Ficiarà.

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